E' disponibile in download gratuito nella pagina bandcamp di DIO)))DRONE (label, distro, collettivo e molto altro ancora... visitate il link per saperene di più) un esclusivo mixtape con brani di WH†P ME, SYMBIOSIS, AAL, DOWNWARD DESIGN RESEARCH, F.ORMAL L.OGIC D.ECAY, BATHORY LEGION, NORV, NàRESH RAN. Avete tempo fino al 6 gennaio per approfittare di questa generosissima offerta natalizia. Experimental / Ambient / Drone / Industrial / Electronic... and much more!
OMAGGIO DI PAROLE A DAIDO MORIYAMA
Ripropongo da Words Social Forum:
PROSPETTIVE. I FOTOGRAFI CHE HANNO FATTO LA STORIA – OMAGGIO DI PAROLE A DAIDO MORIYAMA
L’immagine del corpo
si manifesta nella stanza cambiata,
in coincidenza con lo spazio
lasciato vuoto:
nessuno se ne accorge quando accade
ma il desiderio ricompare sempre
con un nome diverso,
quando siamo già fuori,
per una frazione di buio.
di Davide Valecchi
Quei maledetti occhi, votati al dubbio dell’impossibile regalano all'anima un’inaspettata nudità.
Nascosto sotto un’aura di tristezza, guarda l’etereo cielo di ottobre che nutre di fondo ogni sifilitica speranza.
Saremo due stelle, diverremo polvere caos fumo e cibo per i vermi.
Io e tu, puoi starne certa, offriremo al mondo uno spettacolo indimenticabile spezzando con gesti compunti il nostro inattaccabile senso di vuoto.
Prendi le mie mani adesso, fai presto, prima che rabbia scontento e solitudine si impossessino di ciò che è nostro.
Non disperare, si nasce e si muore soli. Contro tutti i princìpi del dannato vivere.
Ma tremo al pensiero di un tuo mancato ritorno.
di Francesco Faraci
abre los ojos
così che ti possa passare a memoria
illanguidire nelle parole – abboccandoti
il mio amore saturo
dita appuntate ai lati stanchi della guancia
si distinguono le formiche e la fame che vive
sulle lenzuola e nelle corde chiazzate di sesso
abre los ojos
offrimi in punta di nuvola le gambe
- divinamente ammaestrate
circuito che disegna scintille refrattarie
origine e perdono nella testa china
che ingoia la mia natura disumana
di Antonella Taravella
link al post originale:
http://wordsocialforum.com/2013/12/19/prospettive-i-fotografi-che-hanno-fatto-la-storia-omaggio-di-parole-a-daido-moriyama/
PROSPETTIVE. I FOTOGRAFI CHE HANNO FATTO LA STORIA – OMAGGIO DI PAROLE A DAIDO MORIYAMA
L’immagine del corpo
si manifesta nella stanza cambiata,
in coincidenza con lo spazio
lasciato vuoto:
nessuno se ne accorge quando accade
ma il desiderio ricompare sempre
con un nome diverso,
quando siamo già fuori,
per una frazione di buio.
di Davide Valecchi
Quei maledetti occhi, votati al dubbio dell’impossibile regalano all'anima un’inaspettata nudità.
Nascosto sotto un’aura di tristezza, guarda l’etereo cielo di ottobre che nutre di fondo ogni sifilitica speranza.
Saremo due stelle, diverremo polvere caos fumo e cibo per i vermi.
Io e tu, puoi starne certa, offriremo al mondo uno spettacolo indimenticabile spezzando con gesti compunti il nostro inattaccabile senso di vuoto.
Prendi le mie mani adesso, fai presto, prima che rabbia scontento e solitudine si impossessino di ciò che è nostro.
Non disperare, si nasce e si muore soli. Contro tutti i princìpi del dannato vivere.
Ma tremo al pensiero di un tuo mancato ritorno.
di Francesco Faraci
abre los ojos
così che ti possa passare a memoria
illanguidire nelle parole – abboccandoti
il mio amore saturo
dita appuntate ai lati stanchi della guancia
si distinguono le formiche e la fame che vive
sulle lenzuola e nelle corde chiazzate di sesso
abre los ojos
offrimi in punta di nuvola le gambe
- divinamente ammaestrate
circuito che disegna scintille refrattarie
origine e perdono nella testa china
che ingoia la mia natura disumana
di Antonella Taravella
link al post originale:
http://wordsocialforum.com/2013/12/19/prospettive-i-fotografi-che-hanno-fatto-la-storia-omaggio-di-parole-a-daido-moriyama/
Un endecasillabo al giorno
Oggi inauguro un progetto di scrittura poetica che durerà un anno. Ogni giorno, a cominciare da questo martedì 3 dicembre 2013, pubblicherò un verso (sempre un endecasillabo canonico) attraverso il mio account twitter. I versi non avranno carattere estemporaneo o occasionale ma si inseriranno all'interno di un percorso di ricerca ed evoluzione che, nelle mie intenzioni, dovrebbe rappresentare il graduale superamento dei temi e delle modalità messe in atto nel mio libro del 2011 Magari in un'ora del pomeriggio. La scelta del verso ha un valore simbolico: andare da un'altra parte passando dallo stesso posto e, probabilmente, vedere un'altra cosa.
I testi che sto raccogliendo da circa due anni in previsione di una pubblicazione in volume, infatti, hanno un carattere nettamente diverso (per temi e forme) da quelli presenti in Magari in un'ora del pomeriggio e ho sentito quindi l'esigenza di preparare il distacco da una stagione poetica che mi ha accompagnato per quasi venti anni diluendolo nel tempo.
Non ho ancora pensato a quale sarà il futuro di questi versi quando il progetto sarà concluso. Per adesso non è quello che conta.
Pubblicherò i versi di Un endecasillabo al giorno in questo blog solo sporadicamente. Intanto vi lascio il primo:
I testi che sto raccogliendo da circa due anni in previsione di una pubblicazione in volume, infatti, hanno un carattere nettamente diverso (per temi e forme) da quelli presenti in Magari in un'ora del pomeriggio e ho sentito quindi l'esigenza di preparare il distacco da una stagione poetica che mi ha accompagnato per quasi venti anni diluendolo nel tempo.
Non ho ancora pensato a quale sarà il futuro di questi versi quando il progetto sarà concluso. Per adesso non è quello che conta.
Pubblicherò i versi di Un endecasillabo al giorno in questo blog solo sporadicamente. Intanto vi lascio il primo:
Un endecasillabo al giorno. Giorno 1.
"Si apre una raccolta di elementi." #poesia #endecasillabo #giorno_1
— davide valecchi (@DavideValecchi) 3 Dicembre 2013
a season of dust
Il nuovo disco del mio progetto aal si intitolerà a season of dust e conterrà cinque lunghi brani composti tra il 2006 e il 2013. Si tratta del primo album dopo un lungo periodo di silenzio discografico durante il quale il nome aal è apparso sporadicamente solo in progetti collaborativi, su compilation o, dal vivo, per una serie di sonorizzazioni di eventi poetici realizzate a partire dal 2011. L'ultima uscita discografica "lunga" infatti risale ormai al 2007, quando Afe Records produsse il quintuplo cofanetto Urania, contenente materiale d'archivio mai pubblicato prima.
Il disco uscirà a breve per selenophonia, non-etichetta gestita da Luigi Maria Mennella (aka Furvus, En Velours Noir, F.ormal L.ogic D.ecay) e dedicata a piccole produzioni di assoluta qualità, dove la stessa cura applicata alle proposte sonore viene dedicata ad ogni aspetto del packaging e dell'artwork. Una filosofia che si sposa in pieno con la natura delle mie produzioni a nome aal.
Il disco uscirà a breve per selenophonia, non-etichetta gestita da Luigi Maria Mennella (aka Furvus, En Velours Noir, F.ormal L.ogic D.ecay) e dedicata a piccole produzioni di assoluta qualità, dove la stessa cura applicata alle proposte sonore viene dedicata ad ogni aspetto del packaging e dell'artwork. Una filosofia che si sposa in pieno con la natura delle mie produzioni a nome aal.
Il titolo a season of dust (una stagione di polvere) è un esplicito riferimento a due parole-cardine della ricerca poetica che ho condotto a partire dal 1993 e che è testimoniata dal mio libro Magari in un'ora del pomeriggio. La scelta di utilizzarle ha il valore di un sigillo: una stagione fruttuosa e lunga si conclude definitivamente. Musicalmente parlando si tratterà di un'evoluzione di temi e sonorità i cui semi sono stati piantati in dischi come in luce (2003) e oggi ho indossato la tua mancanza (2005) (ascoltabili interamente nei player qui sotto) ma che attraverso gli anni si sono evoluti verso una forma, a mio parere, più coesa e focalizzata, più melodica, in un certo senso. Le influenze sono molteplici e servono qui solo per offrire alcuni generici punti di riferimento a chi non sia familiare con questo tipo di sonorità: drone, ambient, cosmic, experimental, glitch. Manca un'influenza che non ho mai omesso in passato ma che sento ormai superata e non più necessaria: field recordings. Al di là dei confini di genere, degli incasellamenti e delle classificazioni il mio fine ultimo è e resterà sempre quello di fare musica. Con tutto quello che ne consegue.
La poetica del corpo / Il corpo poetico
23 NOVEMBRE 2013
Collettivo WSF presenta in collaborazione con il collettivo artistico di Macao
LA POETICA DEL CORPO, IL CORPO POETICO
Inizio serata: ore 19.30
Mostra fotografica e reading poetico con aperitivo e musica
Fotografie di: Donatella D’Angelo & Josè Lasheras, “Los respiros del Alma”, - Cristina Rizzi Guelfi, “La fabrique des rêves”
Reading di Sebastiano Adernò - Paolo Aldrovandi - Daniela Cattani Rusich - Roberta D’Acquino – Lucia Grassiccia - Nino Iacovella - Ksenja Laginja - Sebastiano A. Patanè Ferro - Barbara Pinchi - Valeria Raimondi - Antonella Taravella - Davide Valecchi - Paolo Zanelli
Al pianoforte: Alessandro Pavesi, Christian Contarino
Aperitivo a buffet offerto dal Collettivo WSF – 2.50€
MACAO - Viale Molise, 68 - MILANO
La donna, banalizzata in tv e nella vita quotidiana tramite un’erotizzazione esasperata, è in molti casi vista solo come un mezzo pubblicitario, dimenticandosi di come invece il corpo femminile possa attraversare la carne e arrivare ben oltre ciò che l’occhio vede. Per questo “La poetica del corpo” cerca di suggerire una diversa visione del corpo stesso per mezzo di immagini e versi, con lo scopo di far capire l’intensità di un gesto o la compenetrazione con l’arte, scegliendo occhi prevalentemente femminili (ma non solo) e voci maschili (ma non solo), e offrendo al fruitore un “intero”in una sorta di Yin/Yang creativo.
Le fotografie di Donatella D’Angelo e Josè Lasheras e quelle di Cristina Rizzi Guelfi esaltano attraverso immagini quasi oniriche la poesia del corpo; I poeti con i loro versi riescono a rendere visibile la poetica del corpo quando l’occhio non vede. Un lavoro collettivo che non si ferma alla superficie delle emozioni, ma penetra fin nella profondità della pelle.
Trailer Video a cura di Sebastiano Adernò:
link:
Nell’eventualità che niente cambi
Nell’eventualità che niente cambi
è ancora possibile il ricorso
a una piccola zona franca
di materiali dispersi,
a un’orografia di centimetri,
alla ricostruzione dei nomi
per ogni filamento di rame
nastro isolante
schizzo di minio
che contenga il segreto delle mani.
è ancora possibile il ricorso
a una piccola zona franca
di materiali dispersi,
a un’orografia di centimetri,
alla ricostruzione dei nomi
per ogni filamento di rame
nastro isolante
schizzo di minio
che contenga il segreto delle mani.
aal: in luce
In luce è un disco uscito a nome aal nel 2003, per la S'agita recordings di Paolo Ippoliti e Laura Lovreglio (Logoplasm). Esaurito da molto tempo, è adesso nuovamente disponibile per il download in vari formati ad alta qualità, su bandcamp: gratis inserendo 0 come cifra da pagare oppure pagabile qualsiasi cifra si ritenga opportuna. Tutti i brani possono essere ascoltati attraverso il lettore qui sotto.
Due parole sul disco: è stato composto e registrato tra la fine del 2002 e la primavera del 2003 usando principalmente sintetizzatori (suonati e non programmati), banchi di effetti digitali, campionatore e l'aggiunta di field recordings. La fonte di ispirazione principale, come si capisce anche dal titolo, è la luce. Sono sempre stato affascinato dalla luce solare e dal modo in cui i suoi cambi di intensità e colore, nell'arco di una giornata, siano capaci di innescare un mutamento anche nella natura degli oggetti, dei pensieri e delle percezioni che la luce tocca. Insieme a disc1 e inherited and partially transmitted (registrati nel 2001 ma usciti in forma ufficiale per Afe records nel 2004), si tratta del disco più affine al genere ambient tra tutti quelli che ho realizzato. Il giornalista Mario Biserni (aka eterogenio), recensendo questo disco per Blow Up, nel 2003, chiamava in causa l'influenza, e non sbagliava, di Brian Eno. Periodo Apollo, aggiungo io.
Il ronzio della cabina elettrica
Il ronzio della cabina elettrica
ai piedi dello sterrato
arriva come un presagio del freddo
quando le macchine non ce la fanno
e bisogna lasciarle in fondo per risalire a piedi.
Di solito siamo alla fine dell’estate
e accolgo il contrattempo come un pretesto
per fissare lo sguardo sui margini stradali
dove nella ghiaia si vedono a volte
piccole monete incrostate di terra
più rare dei pezzi di filo bicolore
o delle lenticole rosse in materiale plastico:
a monte alcune case non sono state finite.
ai piedi dello sterrato
arriva come un presagio del freddo
quando le macchine non ce la fanno
e bisogna lasciarle in fondo per risalire a piedi.
Di solito siamo alla fine dell’estate
e accolgo il contrattempo come un pretesto
per fissare lo sguardo sui margini stradali
dove nella ghiaia si vedono a volte
piccole monete incrostate di terra
più rare dei pezzi di filo bicolore
o delle lenticole rosse in materiale plastico:
a monte alcune case non sono state finite.
aal: the secret sharer
Questo brano è stato composto originariamente nel 2001 come titletrack di un album a nome diagonal chains (nom de plume che ho usato in passato per produzioni elettroniche e industrial). Ri-arrangiato per essere suonato con un nuovo set di strumenti analogici e digitali è stato incluso nel live set dei Downward Design Research ma suonato dal vivo una volta soltanto (per la precisione al Keller Platz di Prato). Tornato nelle mie mani ne ho realizzata una versione nuova in modo da poterlo eseguire dal vivo durante le mie apparizioni soliste come aal. In ogni caso il destino di questo brano è quello di evolversi perché al momento fa parte di un nuovo progetto musicale che vede coinvolti il sottoscritto e Luigi Maria Mennella (F.ormal L.ogic D.ecay, En Velours Noir, Furvus). L'ispirazione (e il titolo) vengono da un bellissimo romanzo breve di Robert Silverberg (ne è stato tratto anche un audiolibro che consiglio vivamente), a sua volta concepito come "traduzione" in chiave fantascientifica del classico di Joseph Conrad dallo stesso titolo.
I suoni provengono da: Acces Virus TI, Clavia Nord Drum, Akai MPC 1000 (contenente banchi di suoni rigorosamente originali). Enjoy.
L'infinito è dentro al foglio
Si intitola come un suo verso la serata dedicata alla memoria di Massimiliano Chiamenti, il poeta, saggista e filologo scomparso il 3 settembre di due anni fa.
Poeti e amanti della poesia di Massimiliano alterneranno le loro voci leggendo alcuni suoi componimenti, accompagnati dalla musica dal vivo di Davide Valecchi (aal).
Massimiliano Chiamenti (nato a Firenze, “adottato” da Bologna dove viveva, scriveva e insegnava) è stato docente, collaboratore di numerose riviste culturali e letterarie, traduttore per libri e riviste. La sua poesia, che spazia dal linguaggio più crudo a momenti intimi e delicati, è una poesia attaccata alla vita, ai sensi, le cui radici classiche si intrecciano a suggestioni culturali anglofone.
L’evento è organizzato e curato da Francesca Del Moro insieme al gruppo 77.
Sul palco:
Marina Artese, Daniele Barbieri, Alessandro Brusa, Enzo Campi, Martina Campi, Serena Costanzini, Alessandro Dall’Olio, Leila Falà, Rita Galbucci, Maria Genovese, Michele Gentilini, Monica Graldi, Isabella Magarò, Claudia Piaz, Valentina Pinza, Francesca Serragnoli, Adriana M. Soldini, Francesco Alberani.
Bologna
sabato 7 settembre
Circolo Arci Guernelli
via Gandusio 6
ore 20.30
ingresso libero
Massimiliano Chiamenti (nato a Firenze, “adottato” da Bologna dove viveva, scriveva e insegnava) è stato docente, collaboratore di numerose riviste culturali e letterarie, traduttore per libri e riviste. La sua poesia, che spazia dal linguaggio più crudo a momenti intimi e delicati, è una poesia attaccata alla vita, ai sensi, le cui radici classiche si intrecciano a suggestioni culturali anglofone.
L’evento è organizzato e curato da Francesca Del Moro insieme al gruppo 77.
Sul palco:
Marina Artese, Daniele Barbieri, Alessandro Brusa, Enzo Campi, Martina Campi, Serena Costanzini, Alessandro Dall’Olio, Leila Falà, Rita Galbucci, Maria Genovese, Michele Gentilini, Monica Graldi, Isabella Magarò, Claudia Piaz, Valentina Pinza, Francesca Serragnoli, Adriana M. Soldini, Francesco Alberani.
Bologna
sabato 7 settembre
Circolo Arci Guernelli
via Gandusio 6
ore 20.30
ingresso libero
QOHELET. UNA RISCRITTURA IN VERSI
All'interno del festival internazionale di poesia VOCI LONTANE, VOCI SORELLE, tradizionale appuntamento dell'estate fiorentina, giunto alla sua undicesima edizione (qui il programma in formato pdf), avrò il piacere di prendere parte all'evento qui sotto descritto:
QOHELET. UNA RISCRITTURA IN VERSI
Letture di Paola BALLERINI, Micol DEGL'INNOCENTI, Katia FERRI, Andrea GIGLI e Annarita ZACCHI, accompagnate da una scelta di versetti nella traduzione di Guido Ceronetti.
Sonorizzazione dal vivo di Davide VALECCHI (aal). A cura di Elisa BIAGINI.
MARTEDÌ 17 SETTEMBRE
ore 18, CANGO - Cantieri Goldonetta
via Santa Maria 25, Firenze
ingresso libero
QOHELET. UNA RISCRITTURA IN VERSI
Letture di Paola BALLERINI, Micol DEGL'INNOCENTI, Katia FERRI, Andrea GIGLI e Annarita ZACCHI, accompagnate da una scelta di versetti nella traduzione di Guido Ceronetti.
Sonorizzazione dal vivo di Davide VALECCHI (aal). A cura di Elisa BIAGINI.
MARTEDÌ 17 SETTEMBRE
ore 18, CANGO - Cantieri Goldonetta
via Santa Maria 25, Firenze
ingresso libero
Alcuni miei testi editi su Poetarum Silva
Una selezione di miei testi editi (a cura di Alessandra Trevisan, che ringrazio ) è stata pubblicata nel blog letterario Poetarum Silva. Vi lascio il link:
http://poetarumsilva.com/2013/07/30/alcune-poesie-di-davide-valecchi-da-raccolte-e-antologie/
http://poetarumsilva.com/2013/07/30/alcune-poesie-di-davide-valecchi-da-raccolte-e-antologie/
Poesia: una questione di fede
Ripubblico qui un articolo già apparso in Versante Ripido, con alcune mie riflessioni sulla scrittura poetica.
Ce ne vorrebbe di tempo
per tirare fuori i nomi
dal mucchio di oggetti da macero
cresciuto dietro la casa non finita.
Anche il periodo dell’anno
finisce per contare
con l’ora del giorno
la lunghezza delle ombre
i piani di esistenza
e i tappini di latta
dei succhi di frutta
ritrovati nell’erba.
Ma è il nome del riflesso
che cambia di continuo
e sotto tutto il resto
a ruota.
(da: Chi scrive ha fede?, Fara Editore, Rimini, 2013)
L’ultimo nostro coincidere
riposa fuori dalle traiettorie,
tra i nomi rimasti a sbiancare
sul cemento infiltrato dalle acque,
purificato per tutta l’estate
da un sole senza tregua.
L’avamposto sul ciglio del burrone
è il primo muro di un’idea mai nata:
accoglie i segni di cosmologie
accennate, coperti
di fioriture semplici
e piccolissime esistenze.
Da qui si può osservare
- ed essere osservati da lontano
come puntini neri in controluce -
il fondo della valle
dove scorrono i convogli
insieme a tutto il resto.
(da: Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche, Fara Editore, Rimini, 2012)
Il sapore del conforto ha la forma
di riflessi difficili da cogliere
su scaglie di materia refrattaria
confuse con la ghiaia di fiume
lungo strade che quotidianamente
percorrevi.
Giorni disseminati
sono rimasti appesi alla natura
delle cose, visibili soltanto
per istanti, nel silenzio, seguendo
gli angoli di incidenza della luce.
(da Magari in un’ora del pomeriggio, Fara Editore, Rimini, 2011)
Una certa dolorosa chiarezza
del campo visivo restituisce
immagini inopportune all'ambito
delle parole, mentre ti allontani
lasciandomi in pegno frasi complesse
che mi dovrò far bastare per anni.
L’aspetto pomeridiano delle mura
che sostengono i campi in pochi giorni
decanta verso zone consuete:
l’avanzare dei licheni prosegue
inavvertito, cocci di terraglia
affiorano in zolle di terra smossa,
steli d’erba tagliente si confanno
alla spinta del vento.
(da Magari in un’ora del pomeriggio, Fara Editore, Rimini, 2011)
[1] Il convegno si è tenuto a Rapallo nei giorni tra l’8 e il 10 febbraio 2013 e aveva come titolo Chi scrive ha fede?, dove la fede era sì quella religiosa, ma poteva essere intesa anche come un ideale, un approccio etico alla vita, una attenzione (in senso weiliano) fiduciosa al mondo e agli altri. Un volume dallo stesso titolo contenente gli interventi e le testimonianze dei partecipanti è in uscita per i tipi di Fara.
[2] Queste stesse considerazioni sono state poi di ispirazione per il mio progetto musicale aal (almost automatic landscapes) fondato sulla ricerca sonora in campo elettro-acustico, concreto, elettronico e ambient.
[3] Giacomo Bagni, Sguardo di sogno, Cultura Duemila Editrice, Ragusa, 1991.
Nel febbraio del 2013, su invito dell’editore e amico Alessandro Ramberti sono stato chiamato a partecipare a un convegno avente come tematica il rapporto che intercorre tra fede e scrittura[1].
Vi ho subito intravisto la possibilità di parlare e in qualche modo fissare in un discorso una mia vecchia e radicata convinzione in materia di scrittura poetica e cioè quella per cui chi scrive poesia abbia bisogno di una fede che sostenga l’atto dello scrivere.
La fede a cui mi riferisco non ha niente a che vedere con la sfera religiosa ma è piuttosto una fedeltà ad una modalità del dire il mondo (con tutte le infinite implicazioni che questo sottindende) che si manifesta e vuole uscire fuori in risposta a un’esigenza innegabile di indagine e comunicazione con piani diversi dell’esperienza.
Questa modalità del dire il mondo è ovviamente la poesia stessa.
A che cosa si è fedeli dunque quando si scrive? Tenterò di dare una risposta partendo dal mio personale percorso conoscitivo.
Per ragioni biografiche, culturali e probabilmente anche geografiche, più o meno in età adolescenziale, ho iniziato a sentire l’esigenza di un sistema che potesse fissare e descrivere un’esperienza della realtà (che ancora non comprendevo appieno) diversa. Un sistema che mi mettesse in comunicazione con un “tutto” legato alle mie esperienze passate e future, reali, immaginarie, desiderate, sognate. Un sistema capace di genere testimonianza in forma di visioni esatte.
Avvertivo la presenza di una zona di non detto a cui il pensiero poteva arrivare senza però riuscire a tradurla in parole. Una zona riempita di percezioni sensoriali e mentali, una sorta di realtà aumentata in continuo movimento, in attesa di un varco, di un espediente per poter essere colta e finalmente detta.
Tutto questo, l’avevo capito subito, non poteva incanalarsi verso un tipo di scrittura narrativa o diaristica[2]: avevo bisogno di qualcosa di non lineare, diverso, potente, profondo. E breve.
E alla fine – o all’inizio, sarebbe il caso di dire – il varco per accedere a questo sotto-(iper-)mondo, si è presentato.
Ho iniziato a scrivere poesia intorno ai 19 anni, “folgorato” dall’incontro con il libro[3] di un poeta sconosciuto scovato alla Feltrinelli di Firenze oltre venti anni fa. Mi piace pensare a questo libro come a una chiave d’ingresso: per la natura fortuita dell’incontro e perché, nonostante avessi molte volte già avuto a che fare con la poesia per ragioni scolastiche, nessun autore canonico era stato capace di smuovere alcunché. O, molto più semplicemente, ero io a non essere ancora in grado di vedere.
Dentro a quel libro comparivano, in mezzo a composizioni non eccelse, certe immagini folgoranti e certe intuizioni che chiamavano in causa, descrivendolo, dicendolo, proprio quel magma di interconnessioni e significati di cui intuivo la presenza e a cui stavo cercando di accedere da anni.
Quel libro mi ha mostrato un modo per entrare in comunicazione con un altro mondo: mi ha offerto un linguaggio e il punto di ingresso per iniziare a comprenderlo.
Il primo passo è stato quindi quello di andare a cercare la poesia. O, se vogliamo, di tornarvi, per guardarla con occhi diversi. E cercarla significa leggerla ma anche conoscerne la storia, le origini, le correnti, le forme e gli sviluppi. E mi preme aggiungere a questo riguardo che gli aspetti tecnici della poesia (metro, figure retoriche e tutto quanto il resto) non sono optional ma elementi che è indispensabile conoscere per poi lavorare alla costruzione dei propri “strumenti del mestiere”.
Solo in questa maniera è stato possibile iniziare a definire quella serie di punti fermi capaci di compiere il miracolo di dare forma a un’intuizione che fino ad allora era rimasta relegata in un limbo pre-verbale.
E’ necessario costruire, in una parola, il proprio linguaggio; per farlo sono richiesti un rigore e un’attenzione estremi: nel testo poetico la parola è davvero indifesa ed ogni elemento di cui è composto deve trovare la propria giustificazione. Non esiste il caso, l’improvvisazione.
Tutto questo non era così chiaro all’inizio ma con l’andare del tempo ho iniziato a maturare un sistema di convinzioni che mi sostengono ancora, stabilendo di non considerare mai concluso il lavoro di indagine, di non accontentarmi degli strumenti acquisiti ma di cercare sempre di affinarli ed espanderli passando attraverso prove, ripensamenti, rifacimenti, errori. Per me scrivere poesia, oggi più che mai, è lavorare in sottrazione, cercando di portare alla luce dettagli liberati da sedimenti inutili.
E’ in questo frangente che si manifesta l’identità della scrittura poetica come atto di fede: solo rimanendo fedeli all’indagine e alla mai conclusa costruzione del proprio linguaggio poetico è possibile cogliere nella natura delle cose il passaggio di una visione, quell’impercettibile scarto energetico capace di trasformare entità inerti in presenze vive e portatrici di senso.
E in fondo questa non è altro che una dichiarazione di poetica: della mia poetica. Qualcosa in cui, inevitabilmente, continuo ad avere fede.
Ce ne vorrebbe di tempo
per tirare fuori i nomi
dal mucchio di oggetti da macero
cresciuto dietro la casa non finita.
Anche il periodo dell’anno
finisce per contare
con l’ora del giorno
la lunghezza delle ombre
i piani di esistenza
e i tappini di latta
dei succhi di frutta
ritrovati nell’erba.
Ma è il nome del riflesso
che cambia di continuo
e sotto tutto il resto
a ruota.
(da: Chi scrive ha fede?, Fara Editore, Rimini, 2013)
L’ultimo nostro coincidere
riposa fuori dalle traiettorie,
tra i nomi rimasti a sbiancare
sul cemento infiltrato dalle acque,
purificato per tutta l’estate
da un sole senza tregua.
L’avamposto sul ciglio del burrone
è il primo muro di un’idea mai nata:
accoglie i segni di cosmologie
accennate, coperti
di fioriture semplici
e piccolissime esistenze.
Da qui si può osservare
- ed essere osservati da lontano
come puntini neri in controluce -
il fondo della valle
dove scorrono i convogli
insieme a tutto il resto.
(da: Scrivere per il futuro ai tempi delle nuvole informatiche, Fara Editore, Rimini, 2012)
Il sapore del conforto ha la forma
di riflessi difficili da cogliere
su scaglie di materia refrattaria
confuse con la ghiaia di fiume
lungo strade che quotidianamente
percorrevi.
Giorni disseminati
sono rimasti appesi alla natura
delle cose, visibili soltanto
per istanti, nel silenzio, seguendo
gli angoli di incidenza della luce.
(da Magari in un’ora del pomeriggio, Fara Editore, Rimini, 2011)
Una certa dolorosa chiarezza
del campo visivo restituisce
immagini inopportune all'ambito
delle parole, mentre ti allontani
lasciandomi in pegno frasi complesse
che mi dovrò far bastare per anni.
L’aspetto pomeridiano delle mura
che sostengono i campi in pochi giorni
decanta verso zone consuete:
l’avanzare dei licheni prosegue
inavvertito, cocci di terraglia
affiorano in zolle di terra smossa,
steli d’erba tagliente si confanno
alla spinta del vento.
(da Magari in un’ora del pomeriggio, Fara Editore, Rimini, 2011)
[1] Il convegno si è tenuto a Rapallo nei giorni tra l’8 e il 10 febbraio 2013 e aveva come titolo Chi scrive ha fede?, dove la fede era sì quella religiosa, ma poteva essere intesa anche come un ideale, un approccio etico alla vita, una attenzione (in senso weiliano) fiduciosa al mondo e agli altri. Un volume dallo stesso titolo contenente gli interventi e le testimonianze dei partecipanti è in uscita per i tipi di Fara.
[2] Queste stesse considerazioni sono state poi di ispirazione per il mio progetto musicale aal (almost automatic landscapes) fondato sulla ricerca sonora in campo elettro-acustico, concreto, elettronico e ambient.
[3] Giacomo Bagni, Sguardo di sogno, Cultura Duemila Editrice, Ragusa, 1991.
Vorrei fondare un culto dei frammenti
Vorrei fondare un culto dei frammenti
per portare allo scoperto
i nomi coinvolti
in ogni minima esistenza.
ControVERSI
ControVERSI
10 luglio 2013
reading/sonorizzazione
Lettura dei testi prodotti in un anno di lavoro all'interno del laboratorio di scrittura di Elisa Biagini: testi animati da fili conduttori diversi ma tutti in qualche modo legati alle arti visive.
con:
Beatrice Ciabini
Simona Cerri Spinelli
Hilde March
Valerio Orlandini
Davide Valecchi
Alla lettura si affiancherà una sonorizzazione esclusiva a opera di due progetti di musica ambient / elettronica attivi da anni nel panorama della sperimentazione italiana e internazionale, entrambi dediti a una ricerca sonora tra il detto e non detto, a cavallo tra sintetizzatori e field recordings, tra musica e poesia: Aal e Symbiosis.
[ AAL http://aalmusic.bandcamp.com/ ]
[ SYMBIOSIS http://symbiosis.altervista.org/ ]
Prato - Lizard Park
(via Albertesca, zona Jolo)
ore 20:00
ingresso gratuito
10 luglio 2013
reading/sonorizzazione
Lettura dei testi prodotti in un anno di lavoro all'interno del laboratorio di scrittura di Elisa Biagini: testi animati da fili conduttori diversi ma tutti in qualche modo legati alle arti visive.
con:
Beatrice Ciabini
Simona Cerri Spinelli
Hilde March
Valerio Orlandini
Davide Valecchi
[ AAL http://aalmusic.bandcamp.com/ ]
[ SYMBIOSIS http://symbiosis.altervista.org/ ]
Prato - Lizard Park
(via Albertesca, zona Jolo)
ore 20:00
ingresso gratuito
Video Diva | aal | live
6 luglio 2013
ore 22:01
VIDEO DIVA
in concerto
in apertura
aal
@ festa democratica
area Impianti Sportivi (via Fabbroni)
Dicomano (FI)
ingresso gratuito
http://www.videodiva.it/
http://aalmusic.bandcamp.com/
VIDEO DIVA
Nati a Dicomano (Firenze) nel 1999, i Video Diva affondano le proprie radici nelle sonorità wave italiane e anglosassoni del decennio '80. Da questa solida base il gruppo ha iniziato il proprio percorso evolutivo verso una forma di espressione musicale e poetica in costante divenire. Nuvistasi (2012) è il loro ultimo album in studio.
aal
Con lo pseudonimo di aal (almost automatic landscapes), a partire dal 2001, Davide Valecchi ha firmato una serie di lavori solisti e in collaborazione dedicati alla ricerca sonora in campo elettro-acustico, concreto, elettronico e ambient. Dal 2011 i temi della ricerca del progetto aal sono stati spesso destinati alla sonorizzazione dal vivo di eventi performativi legati alla poesia.
ore 22:01
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in concerto
in apertura
aal
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Dicomano (FI)
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Nati a Dicomano (Firenze) nel 1999, i Video Diva affondano le proprie radici nelle sonorità wave italiane e anglosassoni del decennio '80. Da questa solida base il gruppo ha iniziato il proprio percorso evolutivo verso una forma di espressione musicale e poetica in costante divenire. Nuvistasi (2012) è il loro ultimo album in studio.
aal
Con lo pseudonimo di aal (almost automatic landscapes), a partire dal 2001, Davide Valecchi ha firmato una serie di lavori solisti e in collaborazione dedicati alla ricerca sonora in campo elettro-acustico, concreto, elettronico e ambient. Dal 2011 i temi della ricerca del progetto aal sono stati spesso destinati alla sonorizzazione dal vivo di eventi performativi legati alla poesia.
MEHR SCHALL FEST
FACTORY CLUB presenta
MEHR SCHALL FEST
elettronica - sperimentazione - psichedelia
con
Valerio Orlandini
https://www.facebook.com/ValerioOrlandini.official?fref=ts
Downward Design Research
https://www.facebook.com/ddr.search
Artcore Machine
https://www.facebook.com/artcoremachine?fref=ts
dopo: djset Naresh | Jack
FACTORY CLUB
VIA DELLE CANTINE 27 CALENZANO (FI)
INGRESSO RISERVATO SOLO SOCI A.C.S.I.
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con
Valerio Orlandini
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POETICA 2013
Domenica 23 giugno 2013
Casa di Benvenuto Cellini
Vicchio di Mugello (FI)
Corso del Popolo, 56
ore 17.30
POETICA 2013:
CONFABULAZIONI POETICHE CON:
MARILENA RENDA | MARIAGIORGIA ULBAR | MARCO SIMONELLI
Casa di Benvenuto Cellini
Vicchio di Mugello (FI)
Corso del Popolo, 56
ore 17.30
POETICA 2013:
CONFABULAZIONI POETICHE CON:
MARILENA RENDA | MARIAGIORGIA ULBAR | MARCO SIMONELLI
All'interno del festival Etnica, nella suggestiva cornice della casa di Benvenuto Cellini, tre giovani ma importanti voci della poesia italiana contemporanea si alterneranno in una serie di letture e riflessioni sui loro ultimi lavori.
MARILENA RENDA
(Erice, 1976) vive a Milano, dove insegna, scrive e traduce. Ha pubblicato in rivista e in volume diversi saggi su Bassani, Primo Levi, Annamaria Ortese, Jolanda Insana e Amelia Rosselli. Collabora a doppiozero e Alfabeta2. Nel 2010 ha pubblicato la monografia Bassani, Giorgio. Un ebreo italiano (Gaffi) e nel 2012 il poema Ruggine (dot.com press).
MARCO SIMONELLI
Poeta, traduttore e performer. È nato nel 1979 a Firenze, dove vive. Ha esordito col racconto in versi Memorie di un casamento ferroviere del ’66. Del 2004 è il poemetto drammatico Sesto Sebastian – Trittico per scampata peste riscrittura omoerotica del martirio di San Sebastiano: dal testo è stata tratta una performance vocale. Nel 2007 è uscito Palinsesti – Canzoniere Catodico. Nel 2009 vince il premio Russo – Mazzacurati con Will – 24 sonetti. Per Massimo e Pierce di Black Sun Productions ha scritto i testi di Hotel Oriente, poema per voce ed elettronica. Nel 2011 è uscito L’estate sta finendo e nel 2012 Firenze Mare è apparso in Poesia Contemporanea. Undicesimo Quaderno Italiano (Marcos y Marcos, 2012).
MARIAGIORGIA ULBAR
E' nata a Teramo nel 1981 è vi è vissuta fino ai 18 anni. In seguito si è trasferita a Bologna. Ha studiato germanistica e anglistica e si occupa di didattica delle lingue e traduzione. Ha pubblicato testi su riviste letterarie e le raccolte Arance di mezzanotte (ElitEdizioni, 1999), I fiori dolci e le foglie velenose (Maremmi, 2012) e Su pietre tagliate e smosse all’interno dell’Undicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2012). Ha pubblicato in edizioni tipografiche limitate il poemetto illustrato Osnabrück e le prime sei cartoline del progetto Poste.
introducono: Jacopo Ninni e Davide Valecchi
organizzazione e coordinamento: Zeudi Giovannini
La nostra idea di bellezza - CCC Strozzina - 20 giugno 2013
reading poetico di testi ispirati alla mostra Un'idea di bellezza.
con:
Hilde March, Beatrice Ciabini, Simona Cerri Spinelli, Davide Valecchi, Valerio Orlandini
presenta:
Elisa Biagini
20 giugno 2013
ore 20.30
Centro per la Cultura di Contemporanea (CCC) di Palazzo Strozzi (Strozzina)
piazza Strozzi, Firenze
ingresso gratuito
(fotogramma tratto dall'installazione VB66, di Vanessa Beecroft, una degli otto artisti esposti) |
La mia idea di bellezza*
alla fine della vista
resta un materiale
in ricombinazione
dove una struttura
inizia nuovamente
*
poesia scritta per il progetto LA MIA IDEA DI BELLEZZA. La foto risale a qualche anno fa. Poesia e foto sono visibili, insieme ai materiali inviati da tutti gli altri partecipanti, all'interno del percorso della mostra UN'IDEA DI BELLEZZA, in corso presso il Centro di Cultura Contemporanea (Strozzina) di Palazzo Strozzi, Firenze.
VILLA INFERNO REC FEST N. 1
VILLA INFERNO REC FEST N.1
Foa Boccaccio - 003 via Antonio Rosmini 11, Monza.
con:
FUZZ ORCHESTRA:
https://www.facebook.com/FUZZORCHESTRA?fref=ts
http://www.fuzzorchestra.it/
METEOR:
https://www.facebook.com/pages/Meteor/117817168279847?directed_target_id=0
http://vimeo.com/39193501
THE GREAT SAUNITES:
https://www.facebook.com/TheGreatSaunites?fref=ts
http://www.thegreatsaunites.blogspot.it/
SCUM FROM THE SUN:
http://www.decimopianeta.com/ScumFromTheSun/Home.html
http://scumfromthesun.bandcamp.com/
ZIDIMA:
https://www.facebook.com/ZIDIMA.it?fref=ts
http://digilander.libero.it/zidima/
LULE KAINE:
https://www.facebook.com/pages/Lule-Kaine-Fb/205199626213460?fref=ts
http://lulekaine.com/
DOWNWARD DESIGN RESEARCH:
http://www.downwarddesignresearch.com/
https://www.facebook.com/ddr.search
Tre palchi, sette band, spazio distro, cibo veg, birra e vino a volantà!
APERTURA CANCELLI ORE 20.00.
INGRESSO 5 EURO
Concerti dalle 21 con:
21.00 lule kaine - Palestra.
21.30 ZiDima - palco esterno.
22.00 meteor - floor stage.
22.30 scum from the sun - palco esterno.
23.00 the great saunites - floor stage.
23.30 Fuzz orchestra - palco esterno.
00.00 DOWNWARD DESIGN RESEARCH - palestra.
LA POESIA DI BARTOLO CATTAFI
Lunedì 27 maggio ore 17, Caffé Letterario Le Murate
Piazza delle Murate, Firenze
Interventi di Ada Cattafi, Diego Bertelli, Raoul Bruni e Paolo Maccari.
Letture di Andrea Gigli, Marco Simonelli e Davide Valecchi.
Coordina Vittorio Biagini
A partire dalla presentazione del sito ufficiale del poeta, www.bartolocattafi.it, curato da Diego Bertelli e recentemente inaugurato (sito che contiene una bibliografia aggiornata, una prima dettagliata biografia del poeta, la rivalutazione dell'opera grafica, una sezione scaricabile delle poesie di Cattafi, la descrizione dell'archivio privato del poeta, interviste e programmi televisivi da tempo dispersi), vengono proposte letture di testi e riflessioni sull’opera di questo importante eppure non adeguatamente frequentato protagonista della poesia del ‘900.
DI RITORNO
Sono stato a lungo in quelle zone
un soggiorno spossante
sono tornato sporco di fuliggine
emaciato
gli occhi troppo sensibili alla luce
potrei lavarmi
tentare di rifarmi
ripartire ancora se ci fosse
un corpo da curare
una piccola base di partenza
e invece non c'è più niente
un grumo rovente di pensieri
e voi stessi non mi capite
perché non è venuto il vostro tempo
Piazza delle Murate, Firenze
Interventi di Ada Cattafi, Diego Bertelli, Raoul Bruni e Paolo Maccari.
Letture di Andrea Gigli, Marco Simonelli e Davide Valecchi.
Coordina Vittorio Biagini
A partire dalla presentazione del sito ufficiale del poeta, www.bartolocattafi.it, curato da Diego Bertelli e recentemente inaugurato (sito che contiene una bibliografia aggiornata, una prima dettagliata biografia del poeta, la rivalutazione dell'opera grafica, una sezione scaricabile delle poesie di Cattafi, la descrizione dell'archivio privato del poeta, interviste e programmi televisivi da tempo dispersi), vengono proposte letture di testi e riflessioni sull’opera di questo importante eppure non adeguatamente frequentato protagonista della poesia del ‘900.
DI RITORNO
Sono stato a lungo in quelle zone
un soggiorno spossante
sono tornato sporco di fuliggine
emaciato
gli occhi troppo sensibili alla luce
potrei lavarmi
tentare di rifarmi
ripartire ancora se ci fosse
un corpo da curare
una piccola base di partenza
e invece non c'è più niente
un grumo rovente di pensieri
e voi stessi non mi capite
perché non è venuto il vostro tempo
Frammenti di un blog scomparso (post numero 100)
Per "celebrare" il post numero 100 ho deciso di pubblicare tutto quello che resta del mio primo blog, aperto su splinder (l'indirizzo originale era paesaggiquasiautomatici.splinder.com) alla fine del 2004 e rimosso pochi mesi più tardi in un momento particolarmente infelice. Senza ovviamente aver salvato niente. Per fortuna (o per sfortuna) c'è chi ci ha pensato al posto mio.
Forse non tutti sanno che esistono una fondazione e un portale statunitensi dedicati ad una delle più colossali imprese di conservazione della memoria nella storia dell'umanità: archive.org. Tra i molti progetti che portano avanti c'è infatti anche waybackmachine, un motore di ricerca che scansiona l'intero web archiviando i contenuti delle homepage di tutti i siti esistenti. Nei loro server sono conservati, ad oggi, 240 miliardi di pagine web, archiviate a partire dal 1996. Tra queste, ovviamente, c'è anche il mio defunto blog, anche se non interamente. Ma ho ragione di credere che almeno un buon 80% dei contenuti siano stati salvati. Negli anni seguenti sono stato in grado di ricostruire qualcosa a memoria, mentre di alcuni testi conservo la prima stesura cartacea. Qui presento i post in ordine cronologico così come sono apparsi tra il novembre 2004 ed il marzo 2005.
mercoledì, 03 novembre 2004
Ho cominciato a vedere figure
nere
Proprio ieri, in mezzo agli alberi, tornando a casa. Un fotogramma, un
battito di ciglia. Un'immagine subliminale, a voler essere contemporanei. Il
profilo della più classica figura nera, un attimo e poi svanita. Era comunque
la prima volta che accadeva. Un avvenimento tipico, pare. Prima o poi doveva
succedere.
<<<>>>
Ieri era il tuo compleanno
Avrei dovuto percepirlo attraverso qualche evento naturale.
Un'inaspettata pioggia, la forma di una nuvola, una luce diversa, un soffio di
vento come parole incomprensibili, sapendo che si tratta di parole. Perché
comunque sei legata alla contingenza fisica, biologica, di questo pianeta; come
lo sono io. E invece tutto ha preso la sua forma nel modo consueto e se per un
attimo ho creduto di percepirti in un anfratto dell'aria so adesso che si
trattava di immaginazione. Ho passato una giornata intera nel bosco ed erano
mesi che non accadeva. Stupidamente ho creduto che ti avrei incontrata lì: una
tua impronta, una fibra del tuo vestito rimasta tra gli aghi di un ginepro, un
tuo capello mischiato alle foglie, l'immagine appena accennata del tuo volto
disegnata sul lato umido dei tronchi, quello che da sempre indica il nord. O
magari tutti questi segni c'erano davvero ed io non ne ho trovati; il mio
percorso non era quello giusto. Ho visto due grandi salamandre, nascoste nel
cavo di un castagno, come addormentate, gialle e nere, bellissime. Non ne avevo
mai viste di simili nel bosco, prima d'ora.
<<<>>>
domenica, 07 novembre 2004
l'autunno è una questione di
voci
Ed io che mi ero piccato di conoscerle, le piccole voci inumane. Anni
interi a ripetere che il vento parla, o forse, mi parla. I piccoli suoni che
non ci appartengono, raccolti in luoghi naturali o stanze vuote da decenni.
Fino quasi a farne un emblema, un vessillo da mostrare solamente ai
consanguinei. E non avevo riconosciuto la tua, di voce, forse più tenue delle
altre, ma certo cristallina. Il particolare fruscìo delle foglie, quando era
diverso dal solito. O quel clangore metallico appena accennato, che potevo
ascoltare di notte, a volte, nel silenzio quasi assoluto. E proprio oggi,
rivolto verso l'erba luccicante che guardavo ondeggiare lentamente, troppo
lentamente rispetto al vento di tramontana così forte e perentorio. Lì, nel
mare dei suoni, ancora una volta, la tua nota.
<<<>>>
martedì, 09 novembre 2004
she never sleeps
Perchè dovrei avere paura? Samara Morgan non esiste. E' solo un film.
L'attrice è una bambina che si chiama Chase Daveigh. Lei è una persona vera,
non l'altra.
<<<>>>
mercoledì, 10 novembre 2004
Edifici di pietra e mattoni, arancioni nel sole pomeridiano; accesi, si
potrebbe dire. La campagna toscana: cipressi, querce, castagni, olivi, immensi
filari di viti, casolari e pascoli, nuvole in rapido moto. Con gli occhi di
qualcun altro che li ha visti prima di te e che in qualche modo ti comunica
mentre dormi. O sei tu in un'altra vita. Perchè la luce non la riconosci.
Reminiscenza, la chiamano. L'inconscio ci comunica coi sogni frammenti di
verità sepolte.
A volte intendo chiaramente la struttura dei sogni: capisco come il
cervello riscrive gli eventi vissuti cambiandoli. Ho interi quaderni in cui
annoto i sogni che faccio. Li ricordo per anni, anche quelli di quando ero
bambino: a volte riemergono come ricordi di vita cosciente e prendono il loro posto,
pretendendo considerazione. Recentemente mi sono imbattuto in alcuni nomi di
persone che forse non sono reali. Almeno non qui. Per esempio: molti anni fa ho
conosciuto una ragazza che forse non è mai esistita.
Potrei parlare anche di città immense e viaggi tra le stelle, muraglie
in rovina e campi d'erba a perdita d'occhio sotto un sole blu cobalto. O di una
partita di calcio giocata nel 1936 a cui ho partecipato. Dove c'era il campo da
gioco adesso scorre la ferrovia [la fotografia è una rappresentazione grafica di fosfeni].
<<<>>>
venerdì, 12 novembre 2004
Un'epoca di ruggine e di pioggia
L'aria fradicia di questi giorni lascia su ogni cosa un alone di quieto
sfacelo; esistenze vegetali in lenta decomposizione. Qui.
La musica di chi ti è vicino assume nuove sfumature e pare adattarsi
alla lunghezza d'onda del paesaggio preda della propria stagione. Nei fossi
dove lo scroscio si intensifica le foglie suonano un'altra musica e lentamente
il calcare ricopre fili di rame di congegni fatti a pezzi. I tuoi passi
lasciano pesanti impronte nel terreno smosso da denti di ferro. Una parete di
terra brutalmente messa a nudo mostra strati colorati corrispondenti ad epoche
passate; e radici strappate. Ti avvicini per vedere se esiste qualche segno di
un passaggio, i resti di un fuoco, fibre di persone dimenticate. Ma tutto è
inviolato: un luogo che non aveva bisogno di sguardi. Cerchi una metafora,
un'attinenza, una similitudine o qualsiasi altra figura retorica che ti leghi
alla terra. Ma si tratta in fondo solo di artifici linguistici e per oggi non
sembra possibile alcun ritorno, alcuna identificazione.
<<<>>>
martedì, 16 novembre 2004
John Balance (1962 - 2004)
Ogni parola sarebbe inutile.
Il vuoto è certamente incolmabile.
Un giorno troverò il modo di scrivere di John e dei Coil e di tutto
quello che per me hanno rappresentato.
<<<>>>
mercoledì, 17 novembre 2004
Immobile nel sole e nel silenzio
Rimanere immobile rivolto verso il sole, mentre intorno tutto è
silenzio eccetto il quieto drone di un aereo, altissimo, o lo sporadico
ticchettio di un picchio che scava nel legno di un castagno. Era qualcosa da
fare, oggi. Un falco che saliva lentamente, in spirali concentriche sempre più
strette, me ne ha dato conferma. Riflessi di fiamma sul piumaggio: bisogna
avere rispetto per i rapaci, perchè rappresentano il nostro futuro. I pomeriggi
di Novembre a volte portano anche regali come questi, mentre nelle orecchie un
ostinato ronzio permane e alcune frasi, come mantra, si susseguono senza
soluzione di continuità.... our
fathers and mothers have failed to release us into the welcoming arms of the
amethyst deceivers ...
<<<>>>
giovedì, 18 novembre 2004
Oggi ho indossato la tua
mancanza
Oggi ho indossato la tua mancanza
in ogni luogo che ho occupato:
una giornata intera nel tuo segno,
come se conoscessi il tuo sapore.
Osteso ad ogni frammento di senso,
pericoloso contraltare in tutto,
ora che la pioggia ha lavato via
la polvere e la luce di un sole
riemerso fissa forme inesorabili.
<<<>>>
lunedì, 22 novembre 2004
paesaggi quasi automatici
Qualcosa finiva, sedici anni fa.
Di primo mattino giunse la neve, durata un giorno appena.
Mi portarono in un'altra casa mentre il sole si faceva dolce.
Un luogo dove attendere, abbacinato, il corso degli eventi.
Altrove proseguiva la preparazione del rituale, la profusione di parole
e sospiri.
Il mio campo visivo si era ridotto, in quei giorni. Un lucore chiaro
circondava le immagini.
Una strategia difensiva, senza dubbio.
Molta gente volle parlarmi, ma non ricordo suoni e non saprei dire
quali
volti avessero, chi fossero.
Ricordo invece una litania che allora non capivo, quasi gridata:
"Rinnovatevi,
rinnovatevi".
<<<>>>
martedì, 23 novembre 2004
Avventi notturni
Stanotte Kira è venuta a visitarmi. Io l'ho abbracciata: ma era lei a
tenermi in braccio, creatura silenziosa e spirituale.
Avevo visto un serpente addormentato tra le pietre di una torre antica,
a picco sul mare: se ne stava abbarbicato, quasi invisibile, ad un gargoyle.
Mio nonno aveva 20 anni e si tuffava nei flutti, incurante del pericolo. Non
era questo il luogo pauroso. Lo proclamava
l'ocra della terra ed il sole tenue.
Poi era un pomeriggio umido: fuori erba fradicia, dentro uno stanzone
grigio riempito di gente che mangiava, seduti intorno a tavoli di plastica
sbrecciata, quasi resti di un naufragio. Luci al neon, fili di ferro come
spettrali festoni da parete a parete.
E tu eri proprio là, seduta accanto all'altro. L'idiota, il
non-parlante, il solo-carne, il giovane animale feroce e stupido, colui che la
prima volta ti ha dato solo dolore.
[ - ti è piaciuto? - NO].
In quel momento avevo Kira accanto a me. E disperatamente cercavo i
tuoi occhi perchè trovassero la dolcezza dei suoi e con essi la comprensione; e
un mondo.
Invece ti facevo paura, anche se a stento riuscivo a trattenere le
lacrime. Crollare, l'unica cosa da fare.
Ritrovarsi fuori poi, seduto sull'erba, dall'altra parte della strada.
Kira inseguiva un piccione.
Una famiglia seduta vicino a me parlava di lucertole e avevano un
secchio pieno di rane. Lasciatele andare, dissi.
Dopo qualche istante chiamai: Kira.
<<<>>>
MERCOLEDÌ, 15 DICEMBRE 2004
In primo imbrunire
Ti dimentico.
L'immagine del tuo volto lentamente abbandona la superficie ed affonda
dentro di me.
La tua voce si confonde con gli innumerevoli toni del giorno e della
notte; gli stessi dove credevo a volte di sentirti parlare.
I tuoi pensieri erano i miei.
Ora che sono finite, le tue lacrime risiedono in un luogo dove non avrò
cittadinanza.
Le canzoni ti troveranno.
Gli anni ti troveranno.
I ricordi ti troveranno.
Cerca di restare in piedi, in quei giorni.
[Where are you?
Are you hiding from
me?
Are you in some place
we cannot reach?
Are you bathing in moonlight
or drowned on a beach?
Show yourself so the
others may see you.
Show yourself so the
others may feed you.]
[coil - where are you]
<<<>>>
VENERDÌ, 17 DICEMBRE 2004
[...]
Stamattina le piccole voci mi hanno trovato vigile. Prima dell'alba ho
dedicato loro un pò di tempo. Nessuno vaga per i campi, a quell'ora. Fugaci
apparizioni di fuochi, piccole
colonne di fumo che non sono nebbia.
Is there anybody
there? Show your faces if you dare.
Ogni goccia riflette i mie occhi, ovunque.
Il volto che appare qui sotto è ancora lì, tra le nuvole e un ramo di
ciliegio.
Non è stato un buon esorcismo.
Ma per apprendere il tempo non manca, anche se tutto ciò che è stato
fatto esisterà per sempre: scritto, indelebile come una parte necessaria
dell'universo.
{ Il ciliegio estirpato dal muro giaceva per terra con la sua enorme
chioma e le radici rotte. [...] Nella parte di muro dove il ciliegio aveva
insinuato le radici si vedeva una
breccia, una specie di antro scavato tra le pietre, puntellato
all'interno da qualche palo per impedirgli di crollare. [...] Proprio davanti
al grosso buco nel muro che segnava dov'era stato il ciliegio divelto c'era un
uomo seduto in terra e con le mani allacciate sulle ginocchia. Ogni tanto
scioglieva le mani e dava qualche colpo al vestito per ripulirlo [...]. Quando
arrivammo alla sua altezza, l'uomo alzò gli occhi su di noi. [...] Pareva
proprio uscito dalla grotta umida aperta nel muro alle sue spalle. [...] Io
guardai il mio compagno, e il mio compagno guardò me; pensai nuovamente:
"E' un idiota". Ma l'uomo disse subito in tono civile:
"Mon nom est Fedor Dostoevskij."
Guido Piovene, Le stelle fredde, 1970 }
<<<>>>
SABATO, 18 DICEMBRE 2004
E per noi le stelle...
In una mattina come questa
il sole accecherà la Terra
con perfetto sincronismo
arriveranno gli invasori
aspettando quel momento
le nuvole volano via
si consuma la mia vita intera
mentre rimago in attesa
Potrebbe essere domani
forse oggi
non chiedermi come lo so
perchè non potrei dirtelo
E' vicino il momento
in cui i cieli si riempiranno
una legione di alieni
sta per apparire
In una mattina come questa
il sole accecherà la Terra
con perfetto sincronismo
arriveranno gli invasori
[Libera traduzione di "Legion of Aliens" dall'album
Plasteroid, Rockets, 1979]
<<<>>>
LUNEDÌ, 20 DICEMBRE 2004
There's always the sun
Certe volte riuscire a vedersi vivere può essere salutare, al fine di
evitare un pò di dolore: obbiettivo tra i primari e meta-obbiettivo per
eccellenza. Tra placebo dalle innumerevoli spoglie scegliere poi quelli che più
si confanno alla nostra veste.
<<<>>>
GIOVEDÌ, 23 DICEMBRE 2004
Chance meeting on a dissecting table of my two
previous egos
Il sole, logicamente, inondava i campi ancora umidi nonostante fosse
passato il mezzogiorno. Tra declivi e tenui smottamenti che mettevano a nudo la
terra ho riconosciuto nidiate di piccoli cani bianchi che ho deciso di
accudire. Tutto intorno resti di giochi in plastica colorata, sbiaditi dalla
lunga permanenza all'esterno: Lego, in maggioranza. Ancora più in là una torre
tortile: babele in miniatura di fango ed erba. Percorsa da un sentiero a
spirale fino alla sua sommità, era popolata di uomini minuscoli che si
muovevano avanti e indietro trascinando carri colmi di mercanzie o creando
capannelli di curiosi che assistevano a dimostrazioni di magia o altre arti di
natura sconosciuta. Da qualche parte, ho pensato, Ur deve offrire spettacoli
simili in scala naturale.
Dopo ho incontrato un uomo che trasportava grandi gabbie piene di
merli, sia maschi che femmine. Stipati all'inverosimile e ammassati l'uno
sull'altro. Gli ho urlato contro e l'ho scacciato, l'uomo col mantello ed il
cappello nero; poi ho reso la libertà agli uccelli. Qualcuno è volato via
subito, altri si aggiravano confusi tra le gabbie aperte buttate per terra.
E poi ero in prigione. I Piombi di Venezia. Qualcuno mi spiegava come
ai
colpevoli dei crimini più gravi venisse applicato un collare di ferro.
Nell'umida oscurità intuivo il sole da un pertugio. Ero sconfitto. Poi è venuta
una donna e qualche minuto dopo ero fuori con lei, seduto su una panca di legno
ad osservare l'acqua scorrere e il riflesso dei salici cambiare continuamente.
<<<>>>
LUNEDÌ, 03 GENNAIO 2005
Bow down before the one you serve...*
Improvvissamente ieri sera mi sono trovato di fronte ad una mia radice.
Io lo chiamo anche, con poca accuratezza scientifica, imprinting. In tutti
questi anni la lenta discesa verso i margini del conscio, in pochi secondi
l'affioramento. As the minutes gain momentum like a bird. L'alieno e freddo
paesaggio delle montagne della follia si fonde in dissolvenza con i campi
digradanti verso il lago intorbidito dalle frane, mentre il vento. Le parole
della canzone scivolano via senza lasciare traccia, ma è la musica che genera.
Vorrei offrire una grandiosa epifania ma tutto è solo nella mia testa.
Comunque. Il brano è "terrible lie" dei nine inch nails, l'anno il
1989.
*...you're goin' to
get what you deserve
<<<>>>
LUNEDÌ, 10 GENNAIO 2005
Il Grande Nulla non esiste
Andai nei boschi solo per riempirmi gli occhi di frammenti di esistenza
vegetale e minerale. E chiaramente alla ricerca di un comodo placebo per
illudermi di uscire dal cerchio che chiude la nostra specie. In un certo qual
modo non ero solo. Per ogni angolo di visuale scene consuete che da migliaia di
anni riempiono le pagine della poesia: impossibile trovare qualcosa da
aggiungere. Un'ora per liberarmi dalla
contingenza animale: impresa inutile. Ho preso delle fotografie di piccoli
luoghi; templi naturali eretti in nome della tabula rasa che ci attende. Dopo
la nostra scomparsa, quando anche la nostra piccola stella si sarà
consumata, la vità continuerà. Gli
elementi si combineranno ancora e
ancora; i pulviscoli si addenseranno in masse sempre più grandi fino ad
innescare reazioni atomiche e nasceranno nuovi corpi celesti. La polvere
riposerà immobile. Anche quella sarà esistenza. E vita.
<<<>>>
LUNEDÌ, 17 GENNAIO 2005
I think last night you were driving circles
around me...
Nel folto, dove una volta si raccoglievano olive, neanche la luce del
sole riesce a filtrare con la forza necessaria, adesso. Ma è qui che vago,
nascosto alla vista. Abbacinato Clov. Qualcuno si è disfatto di mura antiche,
bacili di pietra ed altri oggetti morti. Tutto ha il sapore, il colore e
l'odore del dopo. Tenue umidità vegetale di muschi che ricoprono le vestigia di
un tempo finito: il nostro. Continuo ad ascoltare voci rimaste sospese per anni
nei luoghi dove per la prima volta scaturirono. Anche la mia, quindi. Il
fantasma di quello che ero mi attraversa silenziosamente: c'era la neve allora ed
era bello lasciarsi scivolare fino al limite del burrone, immaginandoci
coraggiosi. Mia madre non ritrovava più la fede nuziale alla fine di quel
giorno ed ha sempre creduto di averla perduta qui. Inspiegabilmente la
vegetazione così fitta di vitalbe e rovi si apre a tratti per lasciare scoperti
cerchi quasi perfetti di erba bassa. Nessuno è stato qui da anni. Ne sono
assolutamente certo.
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Ciao piccola Kira
La tua piccola anima mi veniva a trovare in sogno, per confortarmi.
Spero che ancora lo farà.
E qui sulla Terra non ho mai provato una sensazione di sicurezza e
protezione come quando avvertivo la tua presenza lieve durante la notte.
E non ho mai ascoltato la tua voce, anche se credo davvero di
conoscerla.
E adesso le parole mi sfuggono, com'è necessario.
Ciao piccola Kira.
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GIOVEDÌ, 27 GENNAIO 2005
mv * /dev/null
In questo giorno così bianco, tanto che i confini delle cose sono
ancora più indefiniti del solito, ecco una canzoncina adatta a celebrare una
fine, contemplando piccole macerie: A Loss I Can't Recall. Se avete voglia di
ascoltarla, o lo state già facendo, immaginatela provenire da un vecchio
walkman gettato sulla banchisa polare, niente e nessuno per migliaia di
chilometri intorno. Stupida allegoria di un'estinzione.
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LUNEDÌ, 31 GENNAIO 2005
Salò o Le 120 Giornate di Sodoma
I Coil dovevano amare profondamente Pasolini. E Salò in particolare: il
loro primo album si intitola infatti Scatology, e nel successivo, Horse
Rotorvator, sono presenti i bellissimi brani Ostia (the death of Pasolini) e
Circles of Mania. Seguendo le loro visioni mi sono imbattuto in questo film
allucinante. Come molti sapranno si tratta di una fedele ricostruzione de Le
120 Giornate di Sodoma del Marquis ambientata nella Salò repubblichina.
Indiscutibilmente si tratta di un'opera d'arte; e bellissima, per giunta. Sapere che Pasolini fu assassinato poco dopo
la fine delle riprese, nel 1975, ricopre il fatto di cronaca di macabri e
simbolici significati: è quasi come se la violenza orgiastica del film, la
celebrazione del dolore, dell'umiliazione e della morte si fossero protratte
fuori dalla pellicola per investirne il suo autore fino alla perdita della sua
stessa vita. Ed è forse un pensiero simile a questo che spinse i Coil verso le
loro celebrazioni, tanto da risultarne poi come un aspetto essenziale della
loro poetica della diversità. Nel film è
fortemente avvertibile anche la feroce condanna politica verso tutti i regimi
autoritari e, di conseguenza, il disgusto dell'intelletto di fronte ad un'opera
come le Giornate. Ma questo è un aspetto che all'interno del percorso artistico
ed esistenziale dei Coil non ha peso alcuno; come a dire che subire il fascino
del lato oscuro, al di là della frase fatta, può essere più facile di quanto le
nostre coscienze emerse vorranno mai ammettere.
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MARTEDÌ, 08 FEBBRAIO 2005
Romae imago in somnis mihi venit
E dopo venti anni ho rivisto le rovine dei templi. Allora non capivo
bene e non conservo che piccole immagini sfocate, particolari slegati dal
tutto. E dire che quello che resta, adesso, è solo una distesa di frammenti, di
particolari, appunto. Ho immaginato questo posto al tempo del suo splendore:
bellissimo e terrificante. The Call Of Cthulhu. Un vuoto pneumatico nel petto:
un'ansia indefinita che io chiamo 'effetto passato'. E rabbia, per come nei
secoli tutto sia stato abbandonato, abbattuto, saccheggiato, sfregiato,
violato; anche se molti erano templi innalzati al sangue. Piccole, poche,
inadatte parole.Roma caput mundi.
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GIOVEDÌ, 10 FEBBRAIO 2005
Modern Talking
Nel 1984 mia madre mi comprò un walkman rosso. Al piano sotterraneo
della Standa c'era anche un reparto di musicassette ed ebbi il permesso di
sceglierne una da ascoltare in treno, tornando a casa. Pochi giorni prima avevo
visto i Modern Talking in televisione che eseguivano 'You're my heart, You're
my soul' in rigoroso playback, Dieter Bohlen con Fender Stratocaster e Thomas
Anders con lo strumento che è stato il mio sogno di bambino: un synth della
Roland da portare a tracolla. Mi era sembrato un brano fantastico e colsi
l'occasione per chiedere alla commessa, non senza un certo imbarazzo, il disco
del duo tedesco. Quella cassetta piaceva anche a mia madre ed insieme scoprimmo
il significato di 'stereofonia', dato che fino ad allora l'impianto di famiglia
era niente di più che un mangianastri mono marca 'Badenvox', risalente ai primi
anni '70. Il walkman rosso non aveva il tasto 'eject' e questo particolare mi
faceva vergognare un pò.
Nei miei sogni i Modern Talking erano il mio gruppo: a me il ruolo di
Thomas Anders (che allora credevo fosse il 'leader' del duo), mentre il posto
di Dieter Bohlen era affidato ad un ragazzino che stava in classe con me
alle elementari, S. Nel gruppo immaginario c'era anche una ragazza,
B., anche lei compagna di classe e mio segreto amore di quegli anni. Ogni
domenica mattina, prima che in casa mia tutti incominciassero a svegliarsi,
prendevo il mio walkman rosso e ascoltavo tutta la cassetta, sognando di stare
su un palco davanti a migliaia di ragazzi felici. Ogni tanto volgevo gli occhi
verso B. per lanciarle uno sguardo complice subito ricambiato. In fondo,
tutto era ancora davanti.
Nè S., nè B. hanno mai saputo niente di tutto questo: era
solo un viaggio mentale ed emotivo che conducevo in perfetta solitudine. Non
vedo S. da qualche anno, oramai; dicono che si sia trasferito a Torino.
Negli anni dopo le superiori si era fatto crescere i capelli a tal punto da
essere stato soprannominato, anche in virtù dei suoi occhi celesti, 'Gesù'.
B. poi seppe del mio amore. Una volta le ho sentito dire cose
agghiaccianti: a 13 anni siamo esseri crudeli. L'anno scorso è diventata mamma.
... e per fortuna io non sono diventato Daniel Johnston...
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MERCOLEDÌ, 16 FEBBRAIO 2005
Endecasillabi
A monte dei tuoi occhi giace intera,
volta indietro verso i luoghi di polvere,
la teoria di occasioni e di silenzi
che mi è struttura discreta ma ferma.
Lungo torrenti di pietra friabile
risalgo fino a un posto iridescente
dove ho confinato la tua memoria
dentro di me, arancione e pomeridiana.
Allora come adesso onde corte
ultraterrene ai margini dell'aria
che ascolto e non intellego: non tu
che mi raggiungi dalle tue distese
ma la tua mancanza che per me crèpita
più forte qui, dove il tuo nome sepolto
un giorno anche io dimenticherò.
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DOMENICA, 27 FEBBRAIO 2005
Una frase, un rigo appena
A volte bastano piccole cose per farmi felice. Questa è una banalità,
ma è comunque così. O meglio: questa è una banalità postmoderna: ha più sapore
in questo modo.
Nella contingenza temporale, o fattispecie, si tratta di ieri sera.
Hai pronunciato la frase: "Mio padre mi dice sempre: "Ma
quando andate tu e Davide a prendervi le lauree?"".
E' stato come un habeat corpus, il rilascio di un certificato di
esistenza, la mia.
Sono sicuro che non hai bisogno di ulteriori spiegazioni e che hai
colto esattamente il significato di quello che volevo dire, come spesso accade
quando faccio fatica con le parole.
I'm recalling all
active agents.
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MARTEDÌ, 01 MARZO 2005
chmod -R 777 /
Un'epoca di frane si preannuncia mentre imparo il significato della
parola corrusco e scorro coi polpastrelli superfici cartacee prossime alla dissoluzione
impregnate del profumo della polvere l'apparire e scomparire del sole
attraverso i rami mentre sulla neve proiettano ombre velocissime volatili
sconosciuti che vorrei accompagnate da un suono celeste mentre ripercorro gesti
uguali e seguo i miei passi rimasti da tempo immemore impressi nel fango
seccato e diventato pietra fossile ho visto il ghiaccio nel lago e ho gettato
un sasso enorme per spaccarne la superficie ma è stato il sasso ad andare in
frantumi in onde sonore concentriche che si spengono nell'aria a volte qui
vicino ho raccolto frammenti credendoli importanti troppo spesso e li ho
classificati e catalogati uno per uno e avrei voluto trovare loro un nome per
promuoverli allo stato di cosa e forse avrei voluto classificare e dare un nome
anche a me stesso mentre quasi immobile osservo in controluce l'erba ingiallita
spuntare dalla terra e le miriadi di rimasugli minerali e vegetali mirabilmente
disposti in quella che vorrei chiamare quidditas senza alcun ritegno come per
sostanziare questo scorrere indolente questa vita incolume questo osservare
dietro ad un vetro le vostre facce che cambiano nel tempo mentre qualcuno mi
dice che non è assolutamente vero che la vecchiaia non esiste che non esistono
stagioni e che quello che siamo lo saremo per sempre dall'inizio alla fine e
forte di questa convinzione e schiavo di questa convinzione cara Valerya ti
ricordo ancora come se nulla fosse stato come se tu fossi diventata quello che
immaginavo l'unica a poterlo sapere lo troviamo nelle canzoni inglesi a volte e
Valerja è l'unica che lo può sapere anche se pure io lo sapevo non solo Valeria
appariscente Valereea paradigma degli anni ottanta simbolo degli anni migliori
degli anni peggiori degli anni bruciati senza saperlo delle centinaia di vite
sprecate in un respiro in volgere di istante ai colori cambiati ai pensieri
ridicoli che spesso ancora mi tormentano oggi ricordo il bianco dell'attesa e
la sensazione di alienità da tutti voi mentre ognuno gridava la sua verità ed
io rimasto senza compagni gridavo suoni inarticolati per far parte del coro e
fuori come adesso ombre velocissime ci lasciano a terra inesorabilmente
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