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RECENSIONE: Marco Papa "Le Nozze" (Theoria, 1990)

Da alcuni anni ho un account su anobii, che utilizzo principalmente per catalogare i miei libri. Ogni tanto mi diverto anche a scrivere recensioni. Si tratta quasi sempre di recensioni di libri non propriamente notissimi, a volte addirittura sconosciuti. A oggi ne ho accumulate oltre 150 e ho pensato che potrebbe essere una buona idea riproporre le migliori qui e in altri social che frequento. Si tratta di recensioni non canoniche e senza pretesa di critica letteraria, ma condotte quasi sempre sull'onda emotiva che la lettura ha suscitato in me. La prima recensione è dedicata a un libro quasi dimenticato di uno scrittore quasi altrettanto dimenticato, Marco Papa.

Marco Papa Le Nozze (Roma, Theoria, 1990)


RECENSIONE: 
Questo è un grande libro e Marco Papa (1955) è un grande scrittore. Fa male sapere che oggi è praticamente uno sconosciuto e che, a giudicare dalla sua bibliografia, ha anche smesso di scrivere, o perlomeno ha smesso di pubblicare. Il che equivale a una tragedia per la letteratura italiana. Molti anni fa fui molto colpito dal suo romanzo di esordio Le birre sonnambule (1986), una potentissima dichiarazione​ di stile che mi fece capire da subito di trovarmi di fronte ad una scrittura di rara forza e personalità: un connubio di sogno, follia, lucidissime, abbacinanti visioni e insieme un feroce atto di guerra contro il realismo letterario. Oggi leggo il secondo romanzo di Papa, (uscito nel 1990) e più di venti anni dopo il mio primo incontro con lo scrittore ritrovo quelle stesse modalità rafforzate, schiarite, completamente a fuoco: ciò che si intravedeva in potenza in Le birre sonnambule in questo Le nozze è completamente dispiegato, maturo. Le nozze è un romanzo declinato in cinque racconti ipnotici, circolari, ossessivi, disturbanti, onirici, folli, teneri e commoventi che mettono in scena una galleria di personaggi in disperata ricerca di una identità, di uno scopo, di un appiglio per aggrapparsi ad una realtà che è sogno, incubo o solo fantasia di una mente rimasta confinata ad un'infanzia interminabile. E in mezzo a questa incessante ricerca, a questo costante naufragio dove niente è come sembra la scrittura di Marco Papa fiorisce e cresce come una sinfonia dolcissima e stridente allo stesso tempo. È evidente l'influenza del Beckett della Trilogia e soprattutto del magistrale Film, citato scopertamente in una scena dove il protagonista vede se stesso come un grande occhio. Ma Papa è lontano dalla gelida e chirurgica scrittura dell'irlandese: l'influenza è una questione di temi e d'impianto generale, non di sostanza. La sostanza della scrittura di Papa è sommamente emotiva, si nutre di simboli, archetipi familiari e quindi di materiali di pertinenza psicoanalitica (non ho verificato in maniera approfondita ma d'istinto direi che il riferimento è Lacan) per stravolgerli e farci dubitare perfino di noi stessi. Da riscoprire, assolutamente. Marco Papa dove sei?

La recensione è leggibile anche su anobii a questo link 

Un esempio della prosa di Marco Papa da Le Nozze è leggibile qui:

PER APPROFONDIRE:

BIBLIOGRAFIA di Marco Papa